Tra il gennaio ed il marzo 2013 L’International Mediation Institute (IMI) ha svolto un’indagine internazionale presso i consulenti aziendali deputati a gestire la risoluzione delle controversie di imprese piccole, medie e grandi.
Lo scopo era quello di capire quale fosse il loro approccio verso l’arbitrato e la mediazione.
Il 64% degli intervistati ha partecipato sia ad arbitrati sia a mediazioni.
Solo l’8 % non ha avuto alcuna esperienza in materia di risoluzione alternativa.
La restante percentuale è divisa tra chi ha partecipato soltanto ad arbitrati (14%) e chi ha preso parte esclusivamente a mediazioni (14%).
Il criterio di scelta del mediatore indicato dai consulenti è stato il seguente:
- esperienza di mediazione (99%),
- precedente esperienza con un dato mediatore (97%)
- personalità e attitudini del mediatore (93%),
- specializzazione nel settore della controversa (85%)
- verificata indipendenza (83%),
- raccomandazione di studi legali (78%),
- sottoscrizione di Codice di condotta per mediatori (77%)
- esperienza da legale in capo al mediatore (56%).
Il sesso del mediatore non ha avuto praticamente nessun peso nella scelta (4%), e così non grande rilievo ha avuto la sua cultura (38%)
Il criterio della scelta dell’arbitro ha fornito i seguenti risultati:
- specialista del settore (96%)
- esperienza come arbitro (95%)
- precedente esperienza con un dato arbitro (91%)
- esperienza da legale in capo all’arbitro (89%)
- personalità e attitudini dell’arbitro (85%),
- verificata indipendenza (83%),
- raccomandazione di studi legali (83%)
- sottoscrizione di Codice di condotta per arbitri (77%)
L’80% degli intervistati richiede che gli accompagnatori alla mediazione e all’arbitrato abbiano una formazione specifica in mediazione.
Il 77% si è dimostrato favorevole al fatto che i neutri ricevessero un feedback del loro operato e che detto feedback fosse messo a disposizione del pubblico. La stessa percentuale ha poi specificato che il mediatore non dovrebbe limitarsi a facilitare, ma dovrebbe anche effettuare proposte.
Il 76% ha mostrato l’opinione per cui tutti i neutri dovrebbero appartenere ad una organizzazione professionale di ADR che osservi un codice etico pubblico che preveda conseguenze disciplinari. La medesima percentuale ha precisato che i fornitori di arbitrato devono incoraggiare attivamente la partecipazione ad una mediazione.
Il 60% ha manifestato la preferenza che certificatori della competenza degli erogatori di ADR non siano a loro volta provider dei servizi di ADR.
Il 47% considera gli avvocati esterni come un ostacolo alla mediazione, per il 15% sono indifferenti, il 38% non li percepisce come un impedimento.
Circa la mediazione come condizione di procedibilità il 48% si è dimostrato favorevole, il 15% neutrale, il 37% contrario.
In ambito imprenditoriale dunque molti luoghi comuni vengono sfatati: su questi dati dovrebbero riflettere le Istituzioni, il mondo dell’avvocatura e quanti altri abbiano a cuore gli strumenti alternativi.
La presente nota costituisce breve sunto in lingua italiana del seguente e ben più corposo articolo in lingua inglese: IMI International Corporate Users ADR Survey January-March 2013 apparso recentissimamente su http://imimediation.org/imi-international-corporate-users-adr-survey-summary.
Si rimanda quindi ivi il lettore per completezza.