Le mediazioni in Europa

Le mediazioni in Europa

Sono un po’ sconfortato.
Ci sono alcuni stati della UE che hanno dichiarato al pubblico e alla Commissione meno mediazioni di quelle che ho tenuto io.
Questa considerazione mi fa pensare che a livello politico i 28 non potranno mai trovare un accordo.
I cittadini non hanno voglia di mediare e dunque perché dovrebbero desiderarlo i loro rappresentanti?
Nello specifico premesso che il numero delle mediazioni civili e commerciali gestite nei Paesi UE è di difficile se non impossibile ricostruzione, gli unici stati che pubblicano dati aggiornati attendibili sono Italia, Slovacchia, Finlandia, Lettonia, Bulgaria, Polonia e Portogallo.
Per numero delle mediazioni primeggiano Italia, Slovacchia (anche se il dato è del 2016) e Finlandia.
In fondo alla classifica troviamo Grecia, Bulgaria, Romania e Lettonia, ma i dati sono aggiornati solo in relazione alla Lettonia.
Eppure la mediazione transfrontaliera dal 2008 è stata introdotta anche per deflazionare il contenzioso. I paesi per cui la misura ha funzionato effettivamente sono stati soltanto il Lussemburgo, la Slovacchia, la Finlandia e i Paesi Bassi; anche se fatta eccezione per Italia e Slovacchia, le cause pendenti negli altri paesi sono state praticamente irrisorie.
I paesi dove la deflazione è stata minore se non nulla sono la Romania, la Grecia, la Spagna, il Portogallo, la Repubblica Ceca, la Croazia e la Lettonia: in questi paesi peraltro il carico dei procedimenti pendenti ha una certa imponenza.
Il Regno Unito è invalutabile perché non si conoscono i procedimenti pendenti, ma solo i procedimenti dell’anno in corso.
Nella maggior parte dei casi i dati non sono omogenei quanto ai tempi (il numero di cause riguarda per lo più il 2017 mentre il rilevamento delle mediazioni riguarda altre annate), ma comunque sembra chiara perlomeno la tendenza.
Dobbiamo cambiare passo e velocemente.
Del resto anche la mediazione del consumo non va meglio.
Gli attuali 126.950 procedimenti sono un terzo di quelli che riguardano la mediazione civile e commerciale.
Forse è il caso di mettere mano al portafoglio e fare degli investimenti: la politica della mediazione a costo zero non ha dato alcun esito.

Ecco la piattaforma ODR (dal 15 febbraio 2016)

Qualche tempo fa, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato il regolamento 524/2013 sulla risoluzione delle controversie online dei consumatori.

Il regolamento ODR è di notevole importanza per lo sviluppo della risoluzione alternativa delle controversie on-line tra consumatori e commercianti nell’Unione europea.

Il motivo risiede nel fatto che quello elettronico costituisce il mercato in più rapida crescita al mondo e offre ai clienti la possibilità di acquistare tutti i prodotti e servizi via Internet: tuttavia solo un numero limitato di transazioni online avviene oltre i confini nazionali.

Secondo la Commissione Europea, la ragione principale per la lenta diffusione del commercio elettronico transfrontaliero è la mancanza di un modello efficiente per risolvere le controversie transfrontaliere

Ed appunto si è pensato alla ODR platform che è stata presentata alla stampa come di seguito e che sarà fruibile da parte dei consumatori e dei professionisti dal 15 febbraio 2016.

Daily News – 08.01.2016 European Commission – Daily News Daily News 08/01/2016 Brussels, 8 January 2016 (…)

Commission launches new platform for alternative dispute resolution between consumers and online traders Tomorrow, 9 January, the European Commission opens its new online dispute resolution (ODR) platform to alternative dispute resolution (ADR) bodies. The platform will allow consumers and traders to settle their online disputes at the click of a mouse, both for domestic and cross-border purchases, without the need to go through lengthy and costly court proceedings. One month after the Commission proposed modern digital contract rules to simplify and promote access to digital content and online sales across the EU (press release), this online platform will also strengthen trust in online purchases and thereby make an important contribution to the EU’s Digital Single Market strategy. When consumers and traders lodge a complaint, the dispute resolution bodies will act as a referee between the two parties to resolve the issue. From tomorrow, the platform will be open toalternative dispute resolution bodies to sign up and familiarise themselves with the platform before it is opened for use by consumers and traders on 15 February 2016. Member States had to notify these bodies by 9 January. Online traders will be obliged to provide a link to the ODR Platform on their websites. Věra Jourová, Commissioner for Justice, Consumers and Gender Equality said: “One in three consumers experienced a problem when buying online in the past year. But a quarter of these consumers did not complain – mainly because they thought the procedure was too long or they were unlikely to get a solution. The new online platform will save time and money for consumers and traders. I am confident the platform will be widely used to solve consumer grievances”. More information about ADR and ODR is available here. The online platform will be accessible here from 15 February. (For more information: Christian Wigand– Tel.: +32 229 62253; Marie Frenay – Tel.: +32 229 64532)

A questi indirizzi si possono trovare informazioni sulla nuova piattaforma ODR, (rigorosamente in lingua inglese: non pare a chi scrive una bella pensata).

1) Comunicato stampa: http://ec.europa.eu/…/so…/docs/daily_news_odr_09-01-2016.pdf

2) Scheda informativa:
http://ec.europa.eu/…/solvin…/docs/adr-odr.factsheet_web.pdf

3) Presentazione della piattaforma ODR
http://ec.europa.eu/…/solving_consu…/docs/adr-odr_for_web.pd

4) indirizzo della piattaforma ODR operativa dal 15 febbraio 2016
http://ec.europa.eu/consumers/odr/

La pagina generalistica su tutte le informazioni sulla gestione adr delle controversie dei consumatori si trova in:

http://ec.europa.eu/…/non-judicial_red…/adr-odr/index_en.htm

L’Italia per il Quadro di valutazione della Giustizia 2013

Dal Quadro di valutazione della Giustizia UE per il 2013[1] posto a nostra conoscenza il 27 marzo 2013 emerge una situazione decisamente preoccupante.

Del resto nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, il presidente della Commissione Europea ha dichiarato: “Negli ultimi mesi abbiamo visto minacce al tessuto giuridico e democratico in alcuni dei nostri Stati europei Il Parlamento europeo e la Commissione sono stati i primi a lanciare l’allarme…”.

La giustizia è in particolare ancora troppo lenta: un terzo degli stati membri hanno tempi due volte superiori a quelli degli maggior parte degli altri stati membri.

In relazione alla giustizia civile e commerciale l’Italia si posiziona in particolare al terz’ultimo posto tra i paesi di cui sono noti i dati statistici[2].

Dati peggiori arrivano solo da Cipro e Malta.

Del resto su una stima di 100.000 abitanti il nostro paese si colloca al penultimo posto, dietro a Malta, con riferimento al numero dei giudici [3], mentre eccelliamo tristemente per numero di avvocati: prima di noi vengono soltanto la Grecia ed il Lussemburgo.

I nostri cittadini peraltro non hanno una grande percezione della indipendenza dei magistrati visto che ci posizioniamo al 19° posto su 27 in Europa e al 68° su 144 paesi  a livello mondiale, né hanno una percezione generale della indipendenza della giustizia (22° posto).

Ci difendiamo, si fa per dire, solo su alcuni aspetti[4]: siamo addirittura al 2° posto per la capacità di giudicare le controversie dell’anno corrente, al 10° posto per gli stanziamenti economici a favore della Giustizia e per le comunicazioni elettroniche tra il Giudice e le parti.

C’è da aggiungere infine che la UE auspica l’incremento dei meccanismi alternativi e segnatamente della mediazione.

Nonostante il fatto che nel Documento di Economia e Finanza 2012[5] elaborato dal Governo attualmente dimissionario il 18 aprile 2012 non si facesse alcun riferimento agli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, il Consiglio Europeo nella raccomandazione sul programma nazionale di riforma 2012 dell’Italia del 5 giugno 2012[6] ha precisato che il nostro paese avrebbe dovuto “…attuare la prevista riorganizzazione del sistema della giustizia civile e promuovere il ricorso a meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie”[7].

Chi scrive non può che sperare nell’azione del prossimo Governo.


[2] Mancano quelle di Belgio, Bulgaria, Irlanda, Olanda e Regno Unito.

[3] Che peraltro non sono nemmeno tanto formati visto che l’Italia è al 19° posto su i 27 disponibili.

[4] Si tenga conto però che le stime sono fatte anche su dati che sono inviati dai singoli paesi.

[6] RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO  sul programma nazionale di riforma 2012 dell’Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità dell’Italia 2012-2015.