Dalla lettura dei giornali sembra che l’accorpamento o meno dei piccoli tribunali sia il principale problema da risolvere in questo paese.
Mi chiedo però se il Governo italiano ed il Ministro della Giustizia conoscano i dati dell’intervista UE del novembre 2013 “JUSTICE IN THE EU” (clicca qui fl_385_en) .
Mi riferisco alla intervista che TNS Political & Social network ha fatto per conto della Unione Europea sulla giustizia in 28 Stati membri dell’Unione europea tra il 30 settembre e il 2 ottobre 2013.
26.581 sono state le persone intervistate nella loro madre lingua
Per ogni Stato compresa l’Italia il campione di intervistati è stato di 1000 soggetti.
Quelle di seguito sono le principali indicazioni.
In Italia il 63% delle persone non ha fiducia nel tribunale nazionale.
Hanno ancora meno fiducia di noi Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia che è fanalino di coda con il 73% degli increduli.
Gli intervistati italiani pensano in particolare che siano totalmente negativi i seguenti aspetti nelle percentuali indicate:
a) nei giudizi civili e commerciali
-per lunghezza dei processi (72%),
-per mancata indipendenza dei giudici e delle corti (52%)
-per mancata equità dei procedimenti (53%)
-per mancata esecuzione delle sentenze (58%)
-per costi del procedimento (66%)
-per non uso delle nuove tecnologie (46%)
-per difetto di comprensibilità delle decisioni (57%)
-per difetto di semplicità delle procedure (58%)
Facendo la media il processo civile e commerciale risulta totalmente negativo per il 58% degli intervistati
b) nei giudizi amministrativi
-per lunghezza dei procedimenti (69%)
-per mancata indipendenza dei giudici e delle Corti (48%)
-per mancata equità dei procedimenti (49%)
-per mancata esecuzione del giudizio (52%)
-per costi del procedimento (62%)
-per non uso delle nuove tecnologie (46%)
-per difetto di comprensibilità delle decisioni (53%)
-per difetto di semplicità delle procedure (54%)
Facendo la media il processo amministrativo risulta totalmente negativo per il 54% degli intervistati
c) nei giudizi penali
-per lunghezza dei procedimenti (79%)
-per mancata indipendenza dei giudici e delle Corti (57%)
-per mancata equità dei procedimenti (57%)
-per mancata esecuzione del giudizio (63%)
-per costi del procedimento (71%)
-per non uso delle nuove tecnologie (49%)
-per difetto di comprensibilità delle decisioni (63%)
-per difetto di semplicità delle procedure (63%)
Facendo la media il processo penale risulta totalmente negativo per il 63% degli intervistati.
E dunque possiamo dedurre che il 58% degli Italiani considerino il processo nel nostro paese totalmente negativo.
Agli Italiani è stato anche chiesto di fare un raffronto tra il sistema giudiziario nostrano e quello degli altri paesi: per il 63% degli intervistati il nostro sistema è assolutamente peggiore degli altri.
Circa l’interesse per le procedure alternative i dati sono i seguenti:
Il 9% degli italiani intervistati ha dichiarato che andrebbe comunque in Corte.
Il 49% che cercherebbe un accordo direttamente con l’altra parte.
Il 35% che andrebbe di fronte ad un mediatore.
Questi dati purtroppo stridono pesantemente con la realtà.
Alla domanda: “Sei d’accordo che tutti i cittadini possano andare in giudizio a difendere i loro diritti?” noi abbiamo risposto per il 40% che non lo siamo e per il 59% che lo siamo. Il che ci pone all’ultimo posto nella classifica dei 28 paesi UE. Al primo posto ci sta il Lussemburgo con il 93% delle persone che sono d’accordo.
Alla domanda: “Sei d’accordo sul fatto che lo stato agisca secondo la legge” il 59% di noi si trova in disaccordo. Ciò ci pone al terzultimo posto in Europa.
Alla domanda: “Sei d’accordo sul fatto che le Pubbliche autorità agiscano in modo non arbitrario?”, abbiamo risposto per il 59% che non siamo d’accordo, il che ci pone al penultimo posto europeo.
Alla domanda: “Sei d’accordo che la legge applicata sia efficacemente attuata?”, abbiamo risposto che non siamo d’accordo per il 72% e siamo anche qui al quartultimo posto in Europa.
Alla domanda: “Sei d’accordo che la legge è applicata a tutti equamente e senza discriminazione?”, abbiamo risposto che non lo siamo per il 72%, il che ci pone al 18° posto in Europa.
Alla domanda: “Sei d’accordo che lo stato combatte effettivamente la corruzione”?, abbiamo risposto che non siamo d’accordo per il 79%, ciò ci relega al terzultimo posto in Europa.
In Italia il 63% degli intervistati non è informata sulle alternative al giudizio (solo il 35% lo è) ed il 65% non è informata sui costi dei processi.
Vorrei fare in chiusura anche un accenno ai recenti documenti in materia di consumo[1], augurandomi anche qui che comunque le Autorità del nostro paese li conoscano.
L’ultima indagine della UE in materia di consumo ci dice che oltre la metà dei dettaglianti europei sa che esistono organi di risoluzione alternativa delle controversie.
Il 44% però non sa che esistano gli organi di ADR.
In Italia non conoscono gli organi di ADR il 53% dei rivenditori (il che ha dell’incredibile: peggio di noi sono messi Cipro, Romania, Francia e Grecia); il 43% li conosce, il 6% ne è membro.
L’86% dei rivenditori che conoscono gli organi di ADR non li hanno usati negli ultimi due anni.
Rispetto al 2011 vi è stato un notevole decremento dell’uso degli organi di ADR
In Italia li ha usati l’1% dei rivenditori (così pure in Ungheria, Regno Unito ed Irlanda) e dunque siamo grandemente sotto la media europea.
I più virtuosi sono i dettaglianti romeni con un 10%.
Il 39% dei rivenditori che li hanno usati si lamenta comunque dei costi.
Solo il 26% dei rivenditori che hanno usato un ADR ha cambiato le proprie politiche commerciali (in specie i rivenditori di cibo).
Solo le imprese di grandi dimensioni (+ di 250 occupati) li usano con una buona frequenza (27%).
Il 43% dei consumatori che hanno usato un ADR ha dichiarato la propria insoddisfazione più o meno grave. Da notarsi che gli insoddisfatti della partecipazione al giudizio sono il 49%.
In Italia la percentuale dei totalmente insoddisfatti è del 34% e dunque inferiore alla media europea (il 56% è totalmente soddisfatto).
[1] Flash EB 359 giugno 2013 in http://ec.europa.eu/public_opinion/flash/fl_359_en.pdf; Flash EB 358 giugno 2013 in http://ec.europa.eu/public_opinion/flash/fl_358_en.pdf
Possiamo questa volta confidare in una attendibile metodologia e campionatura? Congratulazioni e grazie per il forte richiamo alla realtà. Giorgio
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Lo spero, bisognerebbe chiederlo a chi ha fatto le interviste. Un abbraccio
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Grazie.
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C’è qualcosa di eccessivamente stridente nelle statistiche, entrambe commissionate dall’UE, sotto riportate
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European Commission requested a survey on “Justice in Europe” (sept. – oct. 2013), where, pag. 10: in case of controversy “8% of respondent say they would go to court anyway if there were alternatives. … 43% say that they would find an agreement with the other party directly, while 46% say that they would find an agreement with the other party with the help of a non-judicial body that has a mediation role”.
Fai clic per accedere a fl_385_sum_en.pdf
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***46% dice che sarebbe disposto a trovare un accordo con l’aiuto di un terzo neutrale***
“Five and a half years since its adoption, the Mediation Directive (2008/52/EC) has not yet solved the ‘EU Mediation Paradox’. Despite its proven and multiple benefits, mediation in civil and commercial matters is still used in less than 1% of the cases in the EU. This study, which solicited the views of up to 816 experts from all over Europe, clearly shows thet this disappointing performance results from weak promediation policies, wheter legislative or promotional, in almost all of the 28 Member States. The experts strongly supported a number of proposed non legislative measures that could promote mediation development”; EU, “Rebooting the mediation directive”, Directorate generale for international policies, Policy Department C: Citizens’ rights and constitutional affairs, Legal Affairs, January 2014
Fai clic per accedere a IPOL-JURI_ET(2014)493042_EN.pdf
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***La mediazione è utilizzata in meno dell’1% delle controversie nella UE***
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Quelle sopra riportate sono indagini campionarie, e quindi con un margine di errore statisticamente accettabile; ma la differenza tra domanda ed offerta è rimarchevole. C’è qualcuno che si frappone a farle avvicinare ? C’è per caso ostacolo alla concorrenza ?
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Qualcuno non lo so, di certo la scarsa informazione sugli ADR non favorisce la loro affermazione.
Ricordiamo che dal 1848 in Europa non si parla che di processo.
Quante generazioni hanno imparato solo la logica della difesa e dell’offesa…
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Ciao Carlo Alberto. Puoi entrare più nel dettaglio. Cosa è successo nel 1848 in relazione al processo ?
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Sono stati espunti dalle Costituzioni europee sia la conciliazione sia l’arbitrato (che è rimasto solo in quella francese).
C’erano molte costituzioni che prevedevano in materia di conciliazione anche la condizione di procedibilità, ma c’è stata una vera e propria damnatio memoriae.
Si è iniziato a voler credere solo nel processo statale e di questa credenza porta ancora traccia l’Europa nel momento in cui oggi si specifica che l’ADR non deve impedire il ricorso alla giustizia.
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In effetti, anche guardando al questionario che avevi commentato dell’Istat il dato della conoscenza degli ADR è elevato. Cosa accada dopo, non si sa, resta nel mistero. Soprattutto perché si va al processo anche se controvoglia.
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E questo come reazione ai sommovimenti politici che caratterizzarono molte città europee in quegli anni ?
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Purtroppo non ho la minima idea al riguardo. Si dice che ce l’avessero con Napoleone, ma Napoleone era già morto da 17 anni…
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Ma le idee della rivoluzione francese, che lui aveva portato (e tradito) in Europa, avevano lasciato un seme molto vigoroso.
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