Caro consigliere giuridico di Angelino Alfano,
Mi consenta in primo luogo di applaudire ancora:
a) i giornalisti di Report che non hanno approfondito nemmeno la differenza approntata dal nostro diritto vigente tra enti di formazione ed organismi di mediazione,
b) i giornalisti di Report che telefonano a famigerati “Enti di mediazione” per chiedere la lista del mercato: chi sono di grazia gli Enti di mediazione? Un terzo genere che non è stato ricompreso dalla normativa? Oppure e che ci sta io non l’ho letta con attenzione…?!
Mi consenta inoltre di ringraziare tutti quelli che da ieri sera, miei colleghi e non, incensano il programma Report denotando doti di apocalittico trasformismo che farebbe tremare gli attuali parlamentari: saranno mica i loro prossimi eredi? Lo dico davvero e senza malizia, sono tagliati e dovrebbero approfondire e coltivare i loro contatti politici per le prossime elezioni: l’Italia è un paese dove è facile e giusto gettare fango sugli altri e tirarsene fuori senza nemmeno uno schizzo.
Venendo al dunque, mi piacerebbe sapere su quale base Ella abbia dichiarato a Report che 50 ore di formazione non sono sufficienti per formare un mediatore che abbia una laurea triennale o sia iscritto ad un ordine (il collegio la sua dotta collega se lo è dimenticato… si vede che in Italia non conta molto). E con quale esperto venerabile Ella “ne abbia discusso”.
Mi piacerebbe saperlo perché così, in tutta onestà, potrei comunicarlo ai governi del mondo che sul punto non hanno le idee chiare come Lei.
In Germania deve ancora uscire l’ordinanza sulla formazione del mediatore certificato e sono ormai passati 5 anni dalla direttiva 52/08, in Spagna non riescono a coordinare i programmi statali (rectius reali) con le Comunità Autonome e non hanno trovato di meglio che fare corsi on line, in Francia ed in Irlanda non è previsto un obbligo di formazione per i mediatori civili e commerciali (solo per i familiari).
Credo dunque che Germania, Francia, Spagna ed Irlanda abbiano bisogno dei Suoi illuminati consigli e perché no, anche di quelli della sig.ra Gabanelli.
La verità, se vogliamo dare un taglio più accademico alla nostra conversazione, è che le regole inerenti la formazione dei mediatori nei Paesi dell’Unione sono le più varie. Il che avvalora la considerazione che anche la preparazione più accurata non sarebbe comunque che un punto di partenza, un semplice approccio per quanto qualificato alla materia.
Quella che conta in definitiva è l’esperienza che si ha e che ci si fa lavorando nel campo, così come del resto in tutte le professioni.
L’Italia è tra i paesi che mantengono in tema di formazione un approccio che potremmo definire intermedio insieme a Scozia, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Norvegia, Grecia.
Per accedere in Scozia allo Scottish mediation register la formazione del mediatore ricomprende un corso di sole 30 ore più 12 ore annuali di aggiornamento, a cui segue un certo periodo un tirocinio, ossia almeno sei ore di co-mediazione con un mediatore esperto (ossia due mediazioni).
Anche il regolamento sloveno dei mediatori di court-annexed program e di court-connected program prevede una formazione di 40 ore oltre a due giornate di formazione continua.
In Slovacchia coloro che si laureano nella patria università e che vogliono essere inclusi nel registro ministeriale sono tenuti soltanto a seguire un corso di tre giorni sulla comunicazione interpersonale e sugli aspetti psicologici della risoluzione dei conflitti.
La formazione dei mediatori in Bulgaria viene attuata attraverso un monte di 60 ore.
Nei Paesi Bassi i programmi di formazione prevedono un corso di base di sei giorni.
La formazione continua del mediatore belga ha delle analogie con quella italiana dato che si prevede lo svolgimento di 18 ore in un biennio.
Nella Svezia Occidentale il CEDR offre ai mediatori una formazione anche online per la Camera di Commercio di Stoccolma: la formazione è di 50 ore di corso, come la nostra dunque.
La formazione in Norvegia che è riservata ai giudici e agli avvocati è di soli due o tre giorni: i più puntigliosi vanno a formarsi all’estero. Non esiste tuttavia un obbligo di formazione (i Norvegesi vengono annoverati tra i migliori mediatori del mondo)
Gli avvocati greci (in Grecia il mediatore è avvocato) dal 28 novembre del 2011 devono partecipare ad un corso base di 40 ore tenuto da formatore abilitato e a più 10 ore di formazione continua biennale
Fuori dall’Europa cito ancora due casi per la loro comunanza con i paesi europei che hanno adottato un percorso intermedio:
a) la California: per far parte del panel giudiziario californiano (contea di Los Angeles) si richiedono soltanto 30 ore di formazione e l’aver completato almeno 8 mediazioni (ciascuna della durata di almeno due ore negli ultimi 3 anni), e infine aver partecipato a 4 ore di formazione continua in un corso ADR approvato da un Istituto di formazione continua.
b) Lo stato di New York: per appartenere al roster nello Stato di New York bisogna aver completato almeno 40 ore di formazione certificata come segue: 1) almeno 24 ore di formazione in competenze di base e tecniche di mediazione, e 2) almeno 16 ore di formazione supplementare nelle tecniche di mediazione specifiche inerenti l’area per cui si è stati designati.
Di fronte a questi dati che di certo non avrò mai la soddisfazione di veder citati (se non a nome altrui) in qualsivoglia programma della televisione od in qualsivoglia quotidiano di quelli che fanno la pubblica opinione, consiglierei a Lei, a Report e a chi si avvicina alla materia della mediazione, una maggiore prudenza.
Ma in Italia chi è prudente in fondo? Ha ragione lei… ha ragione la Gabanelli…
I miei ossequi a tutti e due.